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“Women & IP: accelerating innovation and creativity”: oggi è la Giornata Mondiale per la Proprietà Intellettuale. Intervista ad Alessandra Accogli, Sinergy.

La sostenibilità è un tema. Non si tratta più di tema caldo o breaking news, la sostenibilità ha ormai radici ben solide tra le più grandi sfide del nostro secolo – e chissà per quanti altri anni ancora. Protagonista è senza dubbio l’ambiente che si trova ad essere “problema” e “soluzione” allo stesso tempo. Quante più risorse ci fornisce tante più ne perde, acquisendo invece sempre più sostanze ed elementi inquinanti e totalmente nocivi nel breve, medio e lungo periodo.

team Sinergy Flow
team Sinergy Flow

Tuttavia, sono sempre più programmi e iniziative che da anni lavorano duramente per e con la sostenibilità. Pensiamo ad esempio all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: il programma d’azione sottoscritto nel 2015 dai 193 Paesi dell’ONU con i 17 obiettivi, meglio conosciuti anche come SDGs (Sustainable Development Goals). Si tratta infatti di “Obiettivi comuni” cioè che «riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità» – come citato dalle Nazioni Unite nella pagina dedicata all’Agenda 2030.

In questo percorso è parte determinante anche il contributo dell’innovazione. Ecosistema che in Italia si sta rafforzando sempre di più, soprattutto negli ultimi anni, l’innovazione è scenario e punto d’incontro allo stesso tempo di ricercatori, scienziati – da un lato – investitori e aziende – dall’altro – che mettono a terra le cosiddette Green Tech: oggi un vero e proprio settore di studio, ricerca e mercato.

Ne è un esempio Sinergy Flow: startup innovativa che nasce dal percorso universitario di Alessandra Accogli, Gabriele Panzeri, e Matteo Salerno e del loro lavoro sullo sviluppo di Sinergy, batteria a celle di flusso che lavora a supportare l’efficientamento dell’energia elettrica.

Una tecnologia – pensata, studiata e sviluppata nei laboratori del Politecnico di Milano – che ha l’obiettivo di diminuire i costi energetici rispettando l’ambiente, grazie alla riduzione delle emissioni inquinanti.

L’utilizzo energetico razionale e innovativo di Sinergy – insieme con una solida struttura di progetto e di Team di ricerca – hanno portato la tecnologia ad essere uno dei vincitori dell’Intellectual Property Award (IPA Award): iniziativa organizzata dall’Ufficio Brevetti e Marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (allora Ministero dello Sviluppo Economico) e Netval rivolta a brevetti tecnologici di Università, EPR e IRCCS italiani. Le 35 tecnologie partecipanti hanno partecipato all’esposizione e alla cerimonia di premiazione durante EXPO 2020 a Dubai.

Dopo un anno, e più, dal premio IPA eravamo curiosi di conoscere le ricadute dei 7 progetti vincitori. Ne è nato così un ciclo di interviste che condivideremo periodicamente con voi.

In occasione del World Intellectual Property Day di WIPO – che per il 2023 propone il tema “Women and IP: Accelerating innovation and creativity” – abbiamo incontrato Alessandra Accogli, CEO & Founder di Sinergy Flow, che con il suo spirito imprenditoriale e di continua ricerca incarna a pieno il “can do” attitude celebrato da WIPO.

26 Aprile - World IP DAY, WIPO
26 Aprile – World IP DAY, WIPO

Ciao Alessandra e grazie del tuo tempo. Prima di guardare dalla lente d’ingrandimento tutti gli sviluppi di Sinergy, ci racconti quale è – secondo te – lo scenario attuale quando parliamo di economia circolare ed efficientamento gestionale dell’energia elettrica. Che cosa sta succedendo?

Sinergy è una batteria a celle di flusso pensata e sviluppata attorno al concetto di sostenibilità, dalla quale oramai non si può prescindere nel fare ricerca e nel fare impresa. La tecnologia sviluppata impiega una chimica innovativa che sfrutta materiali abbondanti e a basso costo. È stata ideata durante il mio dottorato di ricerca nel quale mi sono focalizzata sullo sviluppo di tecnologie di accumulo energetico con chimiche sostenibili, alternative a quelle già esistenti. Difatti, lo sviluppo di dispositivi che utilizzano materie prime a basso impatto ambientale e a basso costo consentirebbe a queste tecnologie di avere un maggiore impatto sul mercato rispetto a quelle attualmente presenti nel panorama dell’accumulo energetico e rendere possibile la transizione energetica.

Sicuramente l’ottica di partenza di tutto il percorso di ricerca, che è culminato con una serie di brevetti, non è stato solo l’utilizzo di materiali abbondanti. Insieme, c’era anche l’idea di sviluppare dispositivi in ottica completamente circolare, al fine di ridurne l’impatto in tutte le sue fasi, compreso il fine vita. Pensiamo per esempio alla principale tecnologia di accumulo energetico di tipo elettrochimico, ossia le batterie al Litio, possiamo identificare due principali criticità: l’approvvigionamento delle materie prime ed i rifiuti a fine vita. Per il primo caso, pensiamo ad esempio al caso del cobalto: la sua estrazione, infatti, coinvolge situazioni molto critiche anche a livello etico e sociale, tra cui lo sfruttamento del lavoro minorile. Inoltre, molte delle materie prime utilizzate, sono fortemente geolocalizzate in alcune regioni del mondo stabilendo oligopoli geopolitici nell’approvvigionamento.

Per risolvere questo problema – e per garantire un accesso etico e democratico alle materie prime – è necessario utilizzare materiali che siano altamente disponibili sul Pianeta e/o di scarto. Nel nostro caso abbiamo scelto lo zolfo: un sottoprodotto di scarto da numerosi processi industriali (tutta la raffinazione petrolchimica, ad esempio) e scarsamente utilizzato.  Lo zolfo viene trasformato in un prodotto ad elevato valore aggiunto. Parallelamente, poiché l’obiettivo è anche quello di riutilizzare tutti i materiali della batteria a fine vita, abbiamo sviluppato strategie di recupero in un’ottica completamente circolare. Abbiamo ridotto ulteriormente l’impatto sull’ambiente così da generare un ciclo non vizioso ma virtuoso per tutti i componenti utilizzati.

Il tema energetico è oggi di cruciale importanza. Me abbiamo evidenza proprio in questi tempi. Ripensare ad un sistema energetico sostanzialmente differente, a ridotto impatto ambientale, richiede uno sguardo più ampio. È necessario, infatti, che tenga conto anche dell’abbondanza delle materie utilizzate e della supply chain. Dunque abbattendo oligopoli geopolitici, garantendo uno sfruttamento etico e democratico delle risorse e aprendo nuove opportunità di mercato.

Il settore oggi. Green Tech ed energie rinnovabili sono sempre più in crescita, sia in termini di ricerca scientifica ma anche di sviluppo e investimenti. Questo è un dato veramente molto positivo, sintomatico di un cambiamento radicale. A mio parere, se questo processo fosse iniziato una decina di anni fa forse oggi saremmo meno in affanno e avremmo potuto vedere cambiamenti e risultati notevoli. Per fortuna è diventato un tema centrale, avviando un inarrestabile cambio di rotta. Ci sono molte startup che stanno lavorando su nuove tecnologie e nuovi modi di gestione dell’energia. Questo è sicuramente un bel segnale. L’energia è un tema importante per tutti noi, così come la sostenibilità, che sono diventate un vero e proprio mercato: lo evidenziano gli investimenti, sempre più in aumento in maniera sostanziale.

Sinergy in questo momento cade in un contesto caldissimo, importante e quantomai strategico. Qual è la sfida di “settore” che vi siete posti quando avete iniziato questo progetto di ricerca e quale obiettivo volete raggiungere (realisticamente)?

Da IPA 2020 è passato un po’ di tempo. Abbiamo costituto una startup innovativa che si chiama Sinergy Flow e che ha in licenza esclusiva il brevetto che è stato premiato a Dubai. L’obiettivo è quello di portare la nostra tecnologia sul mercato, favorendone una penetrazione capillare grazie alle sue caratteristiche uniche. Ci rivolgiamo ad una fetta di mercato che oggi è fondamentale per garantire la transizione energetica, ma per la quale ancora non c’è una tecnologia ben stabilita: l’accumulo energetico stazionario a lunga durata. Si tratta, infatti, di tutti quei dispositivi di accumulo che riescono ad immagazzinare l’energia per un tempo molto lungo – per il nostro dispositivo superiore alle 20 ore continuative – risolvendo così il problema legato all’intrinseca intermittenza della produzione energetica da fonti rinnovabili. L’integrazione del nostro dispositivo, infatti, porterebbe ad un cambiamento sostanziale del paradigma energetico consentendo una penetrazione delle rinnovabili fino al 90%, quindi praticamente paragonabile alle attuali fonti fossili, e rendendo quindi possibile una transizione ecologica reale.

Chiaramente, non siamo gli unici. Ci sono anche altri competitor che stanno lavorando a tecnologie per accumulo energetico a lunga durata. Sviluppare dunque una tecnologia competitiva, sostenibile e aderente ai principi di economia circolare ci dà un vantaggio non indifferente. È chiaro però che il time-to-market sarà fondamentale e per questo stiamo lavorando duramente.

Abbiamo infatti chiuso da poco il primo round di investimento con due fondi di venture capital: 360 Capital Partner, che ha investito tramite i fondi Poli360, in partnership con il Politecnico di Milano e con A+360, fondo dedicato all’energy transition in collaborazione con A2A, e Tech4Planet, il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico per la Sostenibilità nato su iniziativa di CDP Venture Capital SGR attraverso il Fondo Technology Transfer. Il round di investimento, da 1.8 milioni di euro, verrà principalmente investito nello scale-up della tecnologia: nello specifico stiamo sviluppando un dispositivo alla scala del kW da integrare con un’applicazione reale, al fine di validare non solo la tecnologia ma anche un business case. Oltre allo sviluppo tecnologico, i capitali raccolti sono destinati all’espansione del Team, incrementando il capitale umano della società ed ampliandone le competenze.

Quanto ha impattato la partecipazione e la vittoria di IPA sulle ricadute che ha avuto su Sinergy e poi su Sinergy Flow? Che cosa ha significato per il vostro Team di ricerca? E più in generale, che valore hanno – secondo te – questo tipo di eventi per la Ricerca italiana? Cosa si può fare in più secondo te su questo fronte per supportare i team di ricerca alla creazione di nuove imprese / spinoff?

Quando abbiamo partecipato ad IPA l’idea della startup era già avviata. Abbiamo costituito la società ad aprile 2022, ma il viaggio è iniziato con S2P – Switch To Product 2020 in Politecnico di Milano. Questo percorso ci ha consentito di avviare una collaborazione con PoliHub che ci ha introdotto al mondo e alle dinamiche del Deep Tech, del trasferimento tecnologico e del fare impresa. Questo passaggio è stato per noi fondamentale per comprendere gli impatti che un progetto di ricerca, se opportunamente sviluppato in ottica imprenditoriale, avrebbe potuto avere nella vita di molte persone e del lavoro costante di esplorazione del mercato e i suoi bisogni. Per creare valore e portare innovazione, credo che sia fondamentale creare un contatto sempre più stretto tra Ricerca e Impresa: un ruolo fondamentale potrebbe essere ricoperto dagli Uffici di Trasferimento Tecnologico e dal rafforzamento di un ecosistema che coinvolga incubatori, atenei e fondi di investimento. È importante che i ricercatori abbiano la possibilità – e l’opportunità – di capire e comprendere come fare impresa e come muoversi per trasformare un progetto scientifico in un prodotto che possa approcciare il mercato. In Italia abbiamo una ricerca scientifica tra le più avanzate: siamo davvero pronti per questo “contatto” più stretto con il tessuto imprenditoriale, perché ci sia una proficua contaminazione di questi due mondi, promuovendo l’innovazione. Questo l’ho notato anche nella mia esperienza personale, durante il mio periodo al MIT: la situazione statunitense ha una progressione davvero molto più fluida da questo punto di vista. Iniziative di questo genere possono avvicinare i giovani ricercatori al mondo dell’impresa, che è un mondo molto sfidante, con logiche diverse dalla ricerca scientifica. Sicuramente serve supporto e formazione: abbiamo tutte le risorse per farlo, serve solo rafforzare l’ecosistema e facilitare le procedure di sviluppo perché nel mondo startup il tempo è il tuo più grande amico e nemico, allo stesso tempo.

Sinergy Flow (logo)
Sinergy Flow (logo)

Piattaforma Knowledge Share: come siete arrivati a conoscere la piattaforma? Che ruolo ha avuto e ha la piattaforma KS nell’ambito della Ricerca e del Trasferimento Tecnologico del vostro ateneo?

Noi siamo venuti a conoscenza della piattaforma dall’ufficio di Trasferimento Tecnologico del Politecnico di Milano. All’epoca eravamo ancora ricercatori, per cui era sicuramente il canale più immediato. Magari oggi sarei venuta in contatto con Knowledge Share attraverso web, social o altri canali. Un supporto che la piattaforma potrebbe dare è rafforzare sempre di più l’informazione ed il network tra tutti gli attori che oggi popolano questo ecosistema. Ad esempio, da un lato rendere i ricercatori consci di queste opportunità e dall’altro dare sempre più evidenza alle persone di come e quanto la ricerca scientifica possa essere impattante sulla società.

Un dettaglio davvero molto interessante è il Team: in 3 avete ottenuto dei risultati notevoli. Come è stato il gioco-forza tra di voi?

Il team è sempre stato il nostro punto di forza. Siamo tre ingegneri dei materiali, ma abbiamo delle attitudini personali e delle competenze tecniche molto complementari che ci hanno permesso di crescere molto rapidamente e lavorare con una sinergia fuori dal comune. Abbiamo nel tempo dimostrato di essere in grado di raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, come il round di investimento, e ne siamo molto contenti. Il percorso è sicuramente ancora lungo, ma non ci spaventa.

L’ecosistema Innovazione sta cambiando: spero davvero che l’Italia possa avvicinarsi, in termini di opportunità e ricadute, sempre più a colossi mondiali come ad esempio la Francia.

Quale è stata l’iniziativa o la serie di eventi che vi ha dato più concretezza e struttura per questo passaggio e quali atri passaggi invece dovrebbero essere potenziati?

Come iniziativa principale sicuramente menzionerei al primo posto S2P – Switch To Product che ci ha avvicinato al mondo delle startup: difatti, nonostante avessimo già approcciato qualche ricerca di mercato per comprendere a quali necessità e a quale settore il nostro dispositivo potesse rivolgersi, è stato per noi il vero punto di partenza. Il secondo è Cleantech Open – programma di accelerazione negli Stati Uniti – che ci ha consentito di conoscere nuove logiche di mercato e nuovi approcci. Infine, Eggs Collider che ci ha permesso di apprendere metodologie nuove per investigare il mercato e per fare innovazione. Come enti che ci hanno supportato citerei sicuramente PoliHub perché ci ha accompagnato nella comprensione delle logiche del mondo startup, nell’esplorazione del mercato e supportato durante tutto il nostro percorso di crescita, ed EniJoule, la scuola di Eni per l’impresa, da cui abbiamo ricevuto e riceviamo supporto costante.

Per quanto concerne i passaggi che dovrebbero essere potenziati, sicuramente per velocizzare il trasferimento tecnologico e favorire la crescita di nuove imprese, bisognerebbe facilitare il dialogo tra atenei e startup, regolamentando e semplificando le procedure per la licenza della proprietà intellettuale, collaborando insieme per la creazione di valore per il Paese, facendo così crescere l’intero ecosistema.

“Sinergy – batteria a celle di flusso metallo-polisolfuri” è una tecnologia presente sulla piattaforma Knowledge Share: Sinergy – Batteria a celle di flusso metallo-polisolfuri | Knowledgeshare (knowledge-share.eu)