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SEMPLICITÀ, PROFESSIONALITÀ, GESTIONE DEI TALENTI, ECCO LE TRE LEZIONI DEL TECH SHARE DAY

Dal pezzo di Alberto Di Minin, Valentina Cucino e Nicola Del Sarto su Sole 24 ore Nova, emergono le emozioni e i contenuti che si volevano trasmettere con il TSD 2020. Si sono spenti i riflettori dell’evento online ma il percorso è più vivo che mai. I numeri dicono che quest’anno all’evento organizzato da Netval con Politecnico di Torino e all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) del MISE hanno partecipato circa 1.600 ospiti, di cui 335 tra opinion leader e investitori, oltre che  42.000 visualizzazioni online. Importanti i numeri,  grande anche la qualità nei contenuti. Il TSD ha permesso di presentare oltre 500 tecnologie biomediche brevettate da 80 università, centri di ricerca italiani e IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) ma anche di valorizzare 86 tech plus inviate da 33 atenei e istituti di ricerca il cui contenuto è stato visualizzato circa 7.000 volte.

Dalle 3 giornate di metà novembre sono emersi elementi chiave per il successo mondo del trasferimento tecnologico:

  1. La semplicità, necessaria ed efficace per trasmettere conoscenza. La piattaforma Knowledge Share infatti rende fruibile quanto di meglio la terza missione della ricerca pubblica ha da offrire e mette in contatto gruppi di ricerca ed imprese in modo da valorizzarne i risultati. Ogni singola tecnologia viene raccontata in maniera sintetica così da renderla accessibile a tutti, in particolare alle PMI. “Attrezzare e animare una vetrina di brevetti non è per niente banale, specie se a contribuirci sono  80 istituzioni  tra centri di ricerca, università e IRCCS, 1300 brevetti in piattaforma e 1050 tradotti in linguaggio fruibile e pubblicati in doppia lingua, 857 utenti innovatori (in primis aziende ma anche persone fisiche) che si sono registrati alla piattaforma, con 80 contatti complessivi veicolati dalla piattaforma. La semplicità di Knowledge Share è quindi un risultato importante, tutt’altro che scontato”.

 

  1. La formazione, per fornire le competenze necessarie ai professionisti del trasferimento tecnologico, coloro che devono lavorare efficacemente nello scambio di conoscenze per far avanzare idee innovative. Sebbene non esista una definizione ed una certificazione nazionale, questa professione è riconducibile al Registered Technology Transfer Professionals (RTTP). Il contesto italiano si sta progressivamente aprendo alle procedure RTTP, e questa è senza dubbio una buona notizia, una novità importante che permetterà  di riconoscere i manager del TT che hanno esperienza sufficiente per aggiungere valore significativo sulla base di un track record in peer review.

 

  1. Attrarre talenti, la ricerca pubblica infatti oltre alla produzione di conoscenza deve prestare attenzione al trasferimento delle persone. Una funzione centrale in particolare per le PMI, spesso alle prese con contesti in continua evoluzione, con alti livelli di innovazione e una competizione sempre più agguerrita. La produzione di nuova conoscenza non è solamente il risultato di anni di formazione accademica, ma deriva anche dalla combinazione di competenze che possono incrociarsi in percorsi di ricerca applicata e collaborativa tra università e imprese.

In questo mix di tre ingredienti c’è il successo di Knowledge Share, il DNA di Netval e la motivazione a percorre questo tracciato che porta ad unire la ricerca pubblica con l’impresa privata ancora con rinnovata passione e competenza.

 

Articolo Originale: Il Sole 24 Ore – Nòva