Per l’Italia, come abbiamo già messo in evidenza in precedenti articoli, il Recovery fund è un’occasione che non si può sbagliare per avere un futuro competitivo nel medio-lungo periodo. L’obiettivo è quindi utilizzare il pile of money in arrivo da Bruxelles per trasformare definitivamente il modello di sviluppo secondo i principi della digitalizzazione, sostenibilità ambientale, economica e sociale. Come procedere però, senza sbagliare percorso?
Il nostro suggerimento è quello di partire dalla scuola e dall’educazione, rafforzare la ricerca di base, alimentare gli spin off e le nuove imprese, puntare sulla ricerca applicata per trasferire tecnologia e creare occupazione e progresso. La metafora è quella in una batteria, nella quale gli elementi hanno bisogno di un altro elemento che ne scateni la reazione chimica. Ecco, nella batteria Italia ci sono diversi elementi, che devono coesistere e contaminarsi positivamente. L’ingrediente principale, il perno sul quale puntare, è senza dubbio il capitale umano.
Il capitale umano è infatti probabilmente l’asset più prezioso del quale un Paese come l’Italia può disporre. Eppure, come per tutte le materie prime, se non vengono lavorate, curate, gestite, trasformate, il valore risulta di molto inferiore al potenziale che si può esprimere.
Far dialogare imprese e Università e diffondere la cultura tecnologica è quindi la sfida più grande che l’ecosistema dell’innovazione si deve porre, partendo dalla coltivazione di competenze trasversali, soft skill, fornendo un’educazione permanente (long life learning) per chi lavora. Un percorso non semplice, ma decisivo per stimolare l’innovazione e far fare passi in avanti a tutto il mondo del Tech transfer in Italia.