MIGLIORARE LA BIODEGRADABILITA’ DEI MATERIALI POLIOLEFINICI ATTRAVERSO Ceppi di micelio fungino
Introduzione
I polimeri sintetici sono stati diffusi negli ultimi 50 anni grazie alle loro proprietà fisiche leggere, durevoli e modulabili, adatte a una varietà di applicazioni. In particolare, le poliolefine (PO) costituiscono quasi il 60% del contenuto totale di plastica dei rifiuti solidi urbani. Il riciclaggio delle OP in tutto il mondo è inferiore al 10%, il materiale di scarto rimanente, il motivo principale è lo smaltimento inappropriato degli imballaggi monouso. Come inconveniente del diffuso smaltimento scorretto e della longevità dei materiali, le materie plastiche si sono accumulate nell’ambiente in tutto il mondo, provocando effetti devastanti sulla fauna selvatica. Pertanto, la necessità di sviluppare strategie per ridurre l’accumulo di questi rifiuti polimerici nell’ambiente è diventata estremamente urgente. Inoltre, l’importanza che queste strategie non generino ulteriori rifiuti nocivi è fondamentale.

Caratteristiche Tecniche
Per far fronte a questa pressante esigenza, gli inventori si sono rivolti alla chimica e alla biotecnologia per migliorare le potenzialità della biodegradazione delle poliolefine. Il processo rivendicato si concentra su una duplice strategia consistente nella progettazione di una fase di pretrattamento, con un reagente grasso che scioglie l’impaccamento della catena poliolefinica, e successiva incubazione con un micelio fungino in grado di degradare il materiale. La selezione dei ceppi fungini appropriati che possono ossidare in modo efficiente il materiale poliolefinico è fondamentale. Ad esempio, è stato dimostrato che un micelio fungino basidiomicete a marciume bianco, Agrocybe aegerita (Aae), è anche in grado di degradare efficacemente le poliolefine.
Possibili Applicazioni
- Impianti di riciclaggio;
- Riutilizzo della plastica.
Vantaggi
- Richiede poca energia;
- Nessun utilizzo di parametri di processo severi né prodotti chimici.